p. 35
p. 36
— A proposito dell'articolo su G. Sergi un noto professore d'università che vuole restare incognito ha scritto la. seguente lettera al direttore del Leonardo:
6 Aprile 1904.
Caro Signore,La ringrazio dell'invio del giornale Leonardo; ma mi permetta un'osservazione sul carattere dell'articolo che riguarda il prof. Sergi.
L'autore avrebbe potuto confutare, distruggere i suoi errori e i suoi spropositi con quel garbo che tanto distingue la gentile Toscana; e così avrebbe ottenuto meglio il suo scopo.
Invece l'impressione che si riceve dalla lettura di quell'articolo, è quella di trovarsi davanti a un primitivo cannibale, che vuol divorare un uomo d'altra tribù, differente dalla sua, e solo per questo motivo; cioè d'un atto selvaggio manifestato con la penna vivace che con l'arme di pietra (sic).
Si crederebbe che il Sergi e lo scrittore siano nemici, mentre non si conoscono neppure. Quindi mi duole per l'autore che potrebbe impiegare il suo ingegno e la sua energia in opera utile, invece di occuparsi del Sergi, non valendone la pena.
Se Leonardo potesse vedere come all'ombra sua grande si nascondono certi figli di Eva si sentirebbe umiliato!!
Mi creda distintamente suo
X.
[I maligni sono pregati di astenersi dal credere che questa lettera _provenga dal prof. G. Sergi.]Giuliano il Sofista così, press'a poco, ha risposto al nostro professore:
8 Aprile 1904
Caro Signore,Il Leonardo non ha direttore; io e Gian Falco ne siamo direttori, redattori, editori e speditori; aristocratici in teoria siamo presso che anarchici in pratica. Non le dispiaccia dunque che le risponda io, autore dell'articolo sul Sergi.
E le rispondo per dirle prima di tutto che dalle sue osservazioni si capisce che non ha compreso nè il carattere del Leonardo, nè quello del mio articolo. Ella mi parla, ad esempio, di occupare meglio il mio ingegno distruggendo gli errori del Sergi, quasi che per me ci fossero errori, e come se pel Sergi le sue affermazioni materialiste e le sue contradizioni logiche non fossero, poiché ci crede, verità. Anche per me sono verità; soltanto lo sono d'un ordine inferiore e rappresentano nel dominio filosofico quello che l'oleografia o il cafè-chantant è nell'arte: ossia la volgarità. Pensa Ella forse che io sia così ammalato dalla smania di fare il bene degli altri da mettermi a convertire i furier maggiori e i commessi di commercio cui piacciono le oleografie e le canzonette francesi? o così folle di pazzia umanitaria da confutare gli errori del Sergi per il bene intellettuale dei maestri elementari e degli anticlericali da farmacia che ci credono? Bella ingenuità! Sarebbe come il decretare che non si facciano più abiti che per gli uomini di 1,80 d'altezza. E i nani? e i rachitici? ora il Sergi è precisamente il sarto intellettuale dei mediocri, e io non mi sento punto la voglia di rubargli il mestiere.
Io mi contento, per mia igiene intellettuale, di dargli due scapaccioni filosofici alla lesta, senza intenzioni cannibalesche. Cibarmi dei suoi libri? L'ho già detto; è per averne il disgusto, non per nutrirmi che li ho assaggiati.
Ella si meraviglia che senza conoscere il Sergi ne abbia scritto come d'un nemico. Anzitutto c'è del disprezzo, e non dell'odio nel mio saggio; e quanto all'essere nemici c'è forse bisogno di vedersi in pelle e ossa? I libri del Sergi sono un insulto permanente e come tali meritavano la berlina; egli è il tipo rappresentativo della mediocrità italiana, e colpendo lui ho voluto colpire uno stato d'animo generale più che una persona.
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Quanto a Leonardo le manderò il numero VIII della nostra rivista dove il mio amico Gian Falco ha molto bene spiegato agli storici scrupolosi, come noi gli uomini del passato li ricostruiamo a nostro uso e consumo, tenendo più a quello che loro facciamo dire che a quello che dissero.
Con ciò mi creda suo
GIULIANO IL SOFISTA.
Altre due lettere sono state scambiate su questo tono, che ci sembra inutile riferire; l'egregio professore alla seconda non ha creduto bene di rinnovare l'assalto: si è limitato a pregare che non si pubblicasse la lettera, il che in sostanza abbiamo fatto poiché non ne pubblichiamo il nome.◄ Fascicolo 13
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